Satire n° 14 di Gianluca Berno
Endecasillabi monorima.
A chi, in qualunque età, su un bell’arazzo
sfogò istinti animali, o del Torrazzo[1]
sfregiò le mura, non dirò: «T’ammazzo»,
perché mi sopravvive in cuore sprazzo
ancor di civiltà. Ma se il Palazzo[2]
volesse, approverei che tanto mazzo
ti si facesse su un pubblico spiazzo,
così ch’il trattamento mostri, o pazzo,
com’ha la testa chi tien il tuo andazzo:
è il solo termine, caro ragazzo,
che pur potrebbe qui fare codazzo
tra tante rime, ma non cito – è un lazzo –
lasciandone al lettore l’imbarazzo.
NOTE:
[1] Il Torrazzo è una rimanenza delle mura medievali, oggi scomparse, di Cesano Maderno (MI), che qui si cita per semplici esigenze di rima.
[2] Cfr. Guicciardini, Ricordi, ove per la prima volta tale metonimia viene adoperata per indicare il potere, sùbito contrapponendola immediatamente alla “piazza”, ossia il popolo.
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