di Gianluca Berno

Oggi è morto il padre di quel “Fantozzi Rag. Ugo” che rimarrà un monumento nazionale. Niente di meno conveniva alla celebrazione del personaggio, che usare il metro dell’epica antica, l’esametro.

L’ultima delle facezie dell’uomo che a fondo vedeva

dentro l’immane miseria dell’uomo medio italiano,

quello sì spesso osteggiato dai critici, narrami o Musa:

altro non esser poteva, che uscir della vita nel giorno

nato a riempir di tristezza e di noia [1] del lavoratore

l’ore monotone. Grammaticoctono, [2] sali all’Olimpo

tu con il tuo ragioniere, qualora il nume mancasse

della risata, sia pur tanto amara; ma questo è da sempre

prìncipe scopo del genere detto, con voce romana,

«satira» – nobile Musa! Questo sarà il monumento

più duraturo del bronzo [3] eretto al tuo nome immortale:

postuma fama, secondo il ben noto luogo comune,

quello per cui tutto ‘l mondo t’osanna da morto e ti canta;

ma sorridendo ten parti dal mondo dei matti, pensando

l’attimo in cui, al tuo comando, potrà scatenarsi alle esequie

nera la nuvola dell’impiegato, se tu lo volessi.

Il Megadirettore galattico

NOTE

[1] cfr. Leopardi, Canti XXV, 38-42: «diman tristezza e noia / recheran l’ore, ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno». Si riferisce alla domenica, in verità, quando la festa in atto sarà meno piacevole della sua attesa; ma qui si sposta la descrizione al lunedì, il giorno in cui si scarica tutto il peso della settimana.

[2] secondo l’uso epico di dare all’eroe un epiteto fisso, Paolo Villaggio è il «grammaticoctono», ossia colui che uccide la grammatica: il riferimento è alla storpiatura sistematica dei congiuntivi a fine parodistico.

[3] cfr. Hor. Carm. III, 30, v. 1: «Exegi monumentum aere perennius» (“Ho eretto un monumento più duraturo del bronzo”).