Editoriale di Gianluca Berno, 12 agosto 2020
Fra poco più d’un mese, verremo chiamati alle urne quantomeno per il referendum con il quale ci è chiesto di confermare o meno la riforma costituzionale nota come «taglio dei parlamentari»; una parte di noi ci andrà anche per le elezioni in sette Regioni e quelle in un migliaio di Comuni, ma di queste ha più senso parlare a voto avvenuto.
Quello che m’interessa in questo momento è il referendum sui parlamentari, sul quale io non intendo nascondere nessuna delle mie impressioni e convinzioni. Ricordo come se fosse ieri quella volta in cui Renzi ci implorò di incoronarlo con un plebiscito a favore della sua orripilante riforma costituzionale: la maggioranza degli elettori dovette andare a votare come se il quesito avesse riguardato il gradimento per il Governo, che infatti si dimise – ma Renzi, che aveva promesso l’addio alla politica in caso di sconfitta, restò al suo posto.
Oggi siamo nella stessa situazione, ma il Governo fascista che abbiamo adesso è stato ben attento a non personalizzare il voto; anzi, sta subdolamente cercando di disconnettere le teste e le pance degli elettori, nell’illusorio tentativo di parlare solo alle seconde, sebbene la psicologia dimostri che ragione e sentimento formano un groviglio necessariamente inestricabile. La strategia si basa su un sistema vecchio come il mondo: se funzionasse, io non accuserei il Governo di truffa, ma direttamente di circonvenzione d’incapaci, perché non si può non vedere la mastodontica macchina propagandistica da quattro soldi che si sta usando contro il Parlamento. Io fin da adesso esprimo totale solidarietà per i poveri sventurati che hanno chiesto il bonus da seicento euro perché la legge lo consentiva loro, e sono stati messi alla gogna immediatamente come se avessero sgozzato una decina di bambini delle elementari. Ma andiamo per ordine.
Il quesito cui rispondere sarà se confermare (SÌ) o meno (NO) la riforma costituzionale con cui il numero dei parlamentari, deputati e senatori, sono stati dimezzati a partire dalle prossime elezioni. Io voterò no, cioè voterò per tenerceli tutti e mille com’è sempre stato, e lo farò per le ragioni che seguono:
- voto no perché i parlamentari sono gli unici politici a livello nazionale eletti da noi, gli unici che, se non fossero sotto ricatto dei partiti e del Governo, risponderebbero a noi cittadini, l’unico tramite fra noi e il potere; se riduciamo questo tramite, questi rappresentanti, avremo ancor meno presa sul potere di quanta non ne abbiamo già ora, il che significa trasformare in legge lo schifo insopportabile di un Governo che fa quel cavolo che gli pare disprezzando il Parlamento da cui dovrebbe prendere ordini: io li triplicherei, i parlamentari!
- voto no perché la riduzione dei parlamentari era un progetto della P2, e se nacque uno scandalo quando uscirono le liste degli adepti ci sarà un motivo;
- voto no perché i paladini pentastellati dell’onestà, che hanno voluto questa riforma, sono quelli che hanno voluto come Ministro della Giustizia Bonafede, che abbiamo scoperto piacer tanto ai mafiosi;
- voto no perché i grandiosi risparmi che otterremo dal taglio, divisi per il totale della popolazione italiana, fanno un caffè a testa ogni anno;
- voto no perché la vera riforma costituzionale consiste in poche e semplici mosse, le quali v’illustro qui sotto:
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- bisogna impedire in qualunque forma al Presidente del Consiglio dei Ministri di agire autonomamente, qualunque cosa succeda: i provvedimenti urgenti si devono sempre formulare come Governo e sottoporre in un secondo momento al voto parlamentare; se anche una sola Camera boccia il provvedimento, esso è automaticamente nullo;
- bisogna rendere illegale qualsiasi forma di finanziamento privato dei partiti, dalle Feste dell’Unità alle donazioni private, e costringerli a vivere solo di soldi pubblici, così da essere controllabili da parte dello Stato (che siamo noi);
- bisogna impedire in qualunque forma che chi ha ruoli di potere all’interno di una formazione politica possa ricoprire qualsivoglia incarico pubblico;
- bisogna limitare fortemente la possibilità del Governo di proporre leggi;
- sarebbe interessante inserire nel nostro ordinamento le elezioni di metà mandato sul modello statunitense: la Repubblica parlamentare si basa sul voto del popolo, quindi è meglio se si vota più frequentemente.
In tutto questo, spero che i cittadini abbiano notato che il nostro nemico non è chi ha chiesto un bonus che poteva chiedere, ma chi ci ha chiusi tutti in casa per due mesi senza una reale motivazione, come emerge ora dai verbali del Comitato Tecnico Scientifico che, guarda caso, si è tentato di tener segreti. Del resto, se coloro che hanno chiesto quei soldi potevano farlo, è grazie a una norma voluta da chi ora li sta accusando.
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