di Gianluca Berno
Questa nuova lettera inedita è molto breve ma con buone ragioni: l’intento è di darle un tono perentorio, molto adatto al contenuto che si vedrà leggendo. Continua a leggere “Lettere inedite/Lesbia a Catullo”
di Gianluca Berno
Questa nuova lettera inedita è molto breve ma con buone ragioni: l’intento è di darle un tono perentorio, molto adatto al contenuto che si vedrà leggendo. Continua a leggere “Lettere inedite/Lesbia a Catullo”
di Gianluca Berno
Molto tempo fa, prima ancora che fosse rinnovato, avevo pubblicato sul Circolo 16 alcune Lettere inedite, che prima o poi intendo recuperare dall’archivio. Per ora, ne ho scritta una nuova, mimando in italiano il ritmo del pentametro giambico di Shakespeare, o black verse, in rima baciata. Avete mai pensato che il finale tragico di Romeo e Giulietta non sarebbe avvenuto, se Romeo fosse arrivato alla tomba due minuti più tardi…? Continua a leggere “Lettere inedite – Giulietta Capuleti alle Ferrovie dello Stato”
Cambiavbersi/19, di Gianluca Berno
Bigino poetico in terzine doppie di decasillabi: due piani e rimati, il terzo tronco e in rima con il terzo della seconda terzina. Ogni due terzine si riassume un capitolo: ecco i primi due.
Cap. I
*Su quel ramo del lago di Como
la minaccia potente d’un uomo
parche [1] nozze si muove a troncar;
*a Perpetua il curato, tremando,
si confida, poi va escogitando
il sistema di non celebrar.
Cap. II
*Giunge Renzo, lo sposo; e, mancino,
già l’intorta il curato in latino:
“Rimettetevi a chi più ne sa”.
*Ma Perpetua, con arte allusiva,
fa intuire qualcosa, e si arriva
a svelare la dura realtà.
Note:
[1] Cioè “povere”, ossia di povera gente.
di Filippo Mairani
NOTA: so che i pinguini vivono solo nell’Emisfero Australe, ma prendetela come una licenza poetica – F.M.
L’iceberg scorreva silenzioso sull’immensa superficie dell’Oceano Atlantico. Il suo gigantesco candore quasi non si notava in quella silenziosa notte senza luna.
Sopra di esso, decine e decine tra pinguini e foche si godevano la loro inaspettata crociera tra chiacchierate, scorpacciate di pesci e nuotate notturne noncuranti; anzi, erano quasi eccitati all’idea di stare andando senza alcun controllo alla deriva su di un blocco di ghiaccio da oltre 100.000 tonnellate. Continua a leggere “Nave a dritta”
di Filippo Mairani
Oggi sarebbe stato il grande giorno.
Erano settimane, mesi che la ormai non più tanto giovane mela aspettava il momento in cui sarebbe stata matura.
Non che non lo fosse già, per carità: glie l’avevano detto già tutti, sul suo albero, quanto fosse matura rispetto alle altre mele della sua età. Continua a leggere “Una mela matura”
di Filippo Mairani
Appoggiato con entrambi gli avambracci sulla fredda ringhiera metallica che gli impediva di cadere nella gabbia degli animali, Chris guardava l’immenso verde della giungla tropicale, che da quasi un mese faceva da sfondo al suo lavoro. Continua a leggere “La gabbia”
di Filippo Mairani
Nel grande e ben arredato ufficio dello studio televisivo, il giovane Orlando Groaning si sarebbe dovuto sentire a suo agio, se non addirittura contento. Dopotutto era da quando era un bambino che sognava di lavorare nel monde dell’animazione.
Eppure, più tempo stava lì più si sentiva nervoso.
Erano ormai quasi quindici minuti che il signor Roger Meyers Jr. stava osservando i suoi schizzi senza dire una parola. Come se non bastasse, il suo sguardo risultava oltremodo enigmatico, impedendo all’aspirante animatore di capire cosa gli passasse per la testa.
di Filippo Mairani
Una ragazza bionda camminava solitaria lungo un’anonima strada di periferia.
Nonostante fossero soltanto le dieci di sera le case, tutte uguali tra di loro, erano a malapena illuminate dai vecchi lampioni che puntellavano il marciapiede, e l’avvicinarsi dell’inverno si faceva sentire sempre di più ogni notte che passava.
Ma né il freddo, né la scarsa visibilità e nemmeno il senso di colpa per essere uscita di casa di nascosto dai suoi genitori avrebbero fatto desistere Victoria dalla sua missione: consegnare alla sua cotta la lettera d’amore che teneva in tasca.
di Filippo Mairani
Non appena la nave era stata attaccata, l’allarme generale aveva squarciato il tipico silenzio che regnava durante un viaggio spaziale, per sostituirlo con un crescendo di grida e di passi che frettolosi si accalcavano in direzione delle poche entrate dalle quali il nemico avrebbe potuto passare.
Quella non era una nave da battaglia, e nel poco tempo che avevano avuto per prepararsi, le poche guardie presenti non poterono fare altro che ammassare qualche cassa nel lungo corridoio bianco che conduceva verso l’entrata principale e lì, inadeguatamente coperti, aspettare.
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