di Gianluca Berno

(Mi scuso subito perché è un po’ lunghino…).

«Bene o male, purché se ne parli» diceva quel tale; e allora parliamone. A me Sanremo piace. Tranquilli, non sono contagioso: è che mi piace la gara, voglio ascoltare i nuovi brani e sono curioso di sapere come andrà a finire, come i lettori di un romanzo avvincente. Per questo vi anticipo subito che mi limiterò alla gara.

Immaginate di tornare molto indietro: quando, nel gennaio del 1951, al salone delle feste del Casinò Municipale della ridente cittadina sulla riviera ligure di ponente, veniva allestita una piccola gara di canzoni, la dirigenza delle Radio-Audizioni Italiane era lontanissima dal sospettare che quello spettacolo potesse diventare anzitutto così longevo e in più acquistare un tale peso mediatico. Già era fallita per mancanza di fondi l’idea di un Festival Canoro (1948-49)… Quindi, qui solo i brani in gara e il mio parere personalissimo e contestabilissimo. Spero di non annoiare, anzi di far sorridere, perché dove possibile mi atterrò al nome di questo blog.

Prima serata • 7 febbraio

I cantanti sono in ordine di apparizione.

  1. Giusi Ferreri, Fa talmente male: va beh, dai, non così tanto da metterla tra i cantanti a rischio… È una sua canzone, simile alle altre, ma orecchiabile, nonostante la poca voce nel ritornello; ma si ostina a voler fare gli acuti… | Voto: 6.
  2. Fabrizio Moro, Portami via: inizio al pianoforte e qualche verso ipermetro; appena sale di ottava c’è sotto un fastidiosissimo strumento non identificato che si sarebbe potuto evitare; poi sembra cercare di imitare Masini. Nota: «la la la la la la» come riempitivo non si sentiva da quando Claudio Villa cantava Non pensare a me. Continua ad aleggiare l’aria del festiva del ’67, quello della morte di Tenco? | Voto: 6,5.
  3. Elodie, Tutta colpa mia: no, direi tutta colpa degli autori, in primo luogo – a meno che non ci sia anche lei tra di essi. Si può sprecare una voce così per un testo tanto banale? Siamo più o meno nella stessa situazione de Il Volo due edizioni fa, ma in questo caso è soprattutto un problema di ridondanza («Amore, amore, amore, amore mio», e che rottura!). | Voto: 7.
  4. Ludovica Comello, Il cielo non mi basta: inizio da metronomo, poi la Comello comincia a cantare con una buona voce e uno stile nervoso, che oscilla tra voce normale e acuti nelle strofe e tra piena voce e falsetto nel ritornello; il testo è irrilevante, la musica carina ma tende a ripetersi. Nel complesso si può chiudere un occhio sulla melensaggine. | Voto: 6.
  5. Fiorella Mannoia, Che sia benedetta: la canzone lo è già, per quanto mi riguarda. Dopo l’iniziale sensazione di aver già sentito la musica – è una canzone simile alle sue altre, pare che quest’anno manchi il coraggio di scrivere una cosa nuova – cresce in bellezza e intensità; buon testo, energia e garbo. Per me è piazzabile piazzabilissima. | Voto: 8.
  6. Alessio Bernabei, Nel mezzo di un applauso: ma anche no. Base identica a quella dell’anno passato (Noi siamo infinito), di nuovo fatta per far urlare a un dj: «Tutti su le mani!!!». Un pezzetto ricorrente è un palese plagio dell’introduzione di quella canzone – di Nek? – che faceva Se una regola c’è. Suggerisco darsi all’ippica. | Voto: 4.
  7. Al Bano, Di rose e di spine: comincia sommesso, quasi rauco, poi il crescendo. Classicista più dello stesso Al Bano, fa a meno delle percussioni per una buona metà, con un’atmosfera lirica e quasi sacrale. Forse le anticipazioni sulla guida TV erano un po’ esagerate nel paragonarla a un eventuale inedito di Puccini, ma rende l’idea. Per me è bellissima, ed è un peccato che il cantante si sia dovuto trattenere per ordine del medico – ne ha sofferto soprattutto l’acuto finale. | Voto: 7,5.
  8. Samuel (ex Subsonica), Vedrai: ancora un accidentale richiamo a Tenco (che però nel titolo della sua ripeteva il verbo due volte)? Pop, comincia con la chitarra elettrica, è abbastanza dinamica nel ritornello e si lascia ascoltare, ma mi ha dato il senso di non raggiungere lo scopo e che, forse, ci sia più ottimismo – ostentato – nel testo che nella musica. Manca qualcosa. | Voto: 6 striminzito.
  9. Ron, L’ottava meraviglia: titolo un po’ pretenzioso, considerando che è un pezzo insipido il cui ritornello pare un esperimento manierista su Il più grande spettacolo dopo il Big Bang di Jovanotti; da un punto di vista letterario sarebbe un gioco elegante, ma non so se sia voluto. In ogni caso, da lui ci si aspettava di più, tanto di più che è già a rischio eliminazione. | Voto: 5,5.
  10. Clementino, Ragazzi fuori: per onestà intellettuale non celerò una mia idiosincrasia contro il rap. La prima impressione è stata che sia quasi una canzone, ma non mi ha lasciato granché, soprattutto per i temi sempre uguali. Detesto le opere sulle problematiche del mondo dei giovani. Meritatamente a rischio esclusione. | Voto: 4.
  11. Ermal Meta, Vietato morire: imbarcatosi nel Festival con un biglietto di terza classe, è stato collocato in fondo alla serata, da solo, praticamente al posto della sigla di “Uno Mattina”… ciò non avrebbe potuto non penalizzarlo, anche nella mia recensione, e me ne dolgo, ma non mi ha colpito. | Voto: 6,5.

Seconda serata • 8 febbraio

Per brevità scrivo solo dei Campioni; per la gara dei giovani, ditemi voi se parlarne o meno in un eventuale séguito.

  1. Bianca Atzei, Ora esisti solo tu: sorvolando sulla smielatezza del testo, si nota con piacere che la cantante ha preso finalmente un po’ di Bronchenolo, o almeno ha cercato di fare solo acuti in cui non è costretta a sforzare la voce. Il tocco antico non guasta, nel complesso era anche gradevole, ma al pubblico da casa non è bastato: a rischio. | Voto: 6,5
  2. Marco Masini, Spostato di un secondo: interessante l’esperimento con un paio di versi lunghissimi, ma le strofe un po’ rap non gli si addicono. Identico al solito lo stile del ritornello, ma “manca il sale”, come direbbe uno chef. Potrebbe non ripresentarsi e non ce ne accorgeremmo. | Voto: è bravo ma non si applica.
  3. Nesli e Alice Paba, Do retta a te: come riciclare la base di Buona fortuna amore e vivere infelici. La ragazza ha una bella voce limpida, ma non salva la coppia: rischio eliminazione. Voglio il vestito che indossava Nesli. | Voto: 5,5.
  4. Sergio Sylvestre, Con te: preparato psicologicamente dal titolo, non mi ha sorpreso il tanto zucchero; voce eccezionale, nota gospel e internazionale che ci si aspettava. | Voto: 7.
  5. Gigi D’Alessio, La prima stella: pezzo tipicamente suo, come annunciato; tonnellate di glassa ma la mamma è sempre la mamma, e ce n’è una sola, ecc. Comunque non arriverà mai al livello di Giorgio Consolini («Son tutte belle le mamme del mondo / quando un bambino si stringono al cuor…», 1° posto nel 1954). Stonano i riferimenti all’attualità, che sembrano infilati nel testo a colpi di mazza. | Voto: 7.
  6. Michele Bravi, Il diario degli errori: perché scriverne una pagina in eurovisione? Ogni palese sforzo di imitare Mengoni è vano, se hai la voce di Rita Pavone quando faceva Gian Burrasca. | Voto: 5.
  7. Paola Turci, Fatti bella per te: in un Festival dove non ci si salva dalle canzoni d’amore, la boccata di ossigeno è tutta valore aggiunto. Bel testo, bella voce, musica energica che da dimenticare l’inizio a palla in stile Bernabei. Promossa. | Voto: 7.
  8. Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma: la sensazione che nel guazzabuglio si nascondano temi importanti è suggerita dal titolo ma, come lo stesso Gabbani l’aveva definita nel filmato introduttivo della prima puntata, consiste in «frasi a caso su una musica accattivante»; e, aggiungo io, troppo simile ad Amen. Sono troppi i concorrenti che, con la scusa della poetica riconoscibile, si copiano da soli spudoratamente. | Voto: 5,5.
  9. Michele Zarrillo, Mani nelle mani: mio padre è deluso perché in quanto a testo non è fedele a sé stesso; ma, dopo tanti anni e trascorsi, conserva una voce più che adatta allo scopo, si fa ascoltare benissimo anche con le abusate rime con «tormento». | Voto: 8.
  10. Chiara, Nessun posto è casa mia: voce e pianoforte soli all’inizio, bel testo – a parte un non indispensabile «ohohohoh» riempitivo. Forse esagera col gracchiare che le è caratteristico, ma può sopravvivere sino alla finale. | Voto: 6,5.
  11. Raige e Giulia Luzi, Togliamoci la voglia: ma potevate anche evitare… parlare di sesso e buttar dentro una parolaccia erano i soli modi per attirare almeno l’attenzione, e questo sarebbe accaduto anche se si fossero esibiti per primi, con tutto il pubblico sveglio e attento. Spero che non accadano danni, tipo ripescarli – dato che sono a rischio eliminazione. | Voto: 3,5.

Finito. Stasera ci sono le cover e sapremo chi se ne va definitivamente. Ciao a tutti.