Satira n° 16 di Gianluca Berno

Canzone: strofe di nove settenari con schema di rime abcabcddc; il modello è il componimento Meravigliosamente di Giacomo da Lentini, poeta siciliano ai tempi di Federico II di Svevia; il contenuto è invece la tornata elettorale siciliana appena chiusasi, ma sopra tutto quali lezioni se ne possano ricavare.

*Ineluttabilmente

questo fatto mi spinge

a prestar attenzione:

il tracollo sì ingente

di colui che dipinge

come propria invenzione

della crisi il finire

(pare più di morire)

non è parca questione.

*Già si sprecano i modi

in cui minimizzare:

tutta colpa di Grasso!

Io capisco che rodi,

ma non c’è da accusare:

la ragion del collasso

è la stessa che ha indotto

lui a buttarsi di sotto

(Pisapia da basso

*stava già col telone,

ma non questo m’importa).

Dalla gente il partito

avea fatto scissione:

non è causa contorta,

solo avete subìto

la normal conseguenza;

s’abbia adesso decenza

e s’accetti l’invito.

*Poi è arrivato Di Maio

per spararla ben grossa:

caro Renzi, ti sfido!

Ha blindato d’acciaio

ora e luogo; la scossa

ha poi dato l’infido:

or che Renzi è finito,

sono snob, non l’invito,

anche se mi suicido.

*Ma perché questo gioco?

Vuole forse insabbiare

ch’è arrivato secondo?

O non vuol dare loco

al nemico di fare

lo stesso, e quel che il mondo

dirà non è un gran peso?

E Renzi sarà preso

e trascinato al fondo

*da politica morte

già adesso? Ma al suo posto

chi potrà mai sedere?

Pare un gioco di corte,

degli intrighi, che tosto

la faranno cadere.

La lezione si scorge:

il Berlusca risorge

dalle morte lor schiere.